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modAutore in evidenza
Il conte Alessandro Verri (Milano, 9 novembre 1741 – Roma, 23 settembre 1816) è stato uno scrittore e letterato italiano.

Giovanissimo partecipò alle attività dell'Accademia dei Pugni, fondata insieme al fratello Pietro Verri e agli amici Cesare Beccaria, Alfonso Longo, Pietro Secchi, Giambattista Biffi e Luigi Lambertenghi, e collaborò al giornale Il Caffè.

Nella fase romana si occupò di teatro: scenografo e attore per diletto, fu tra i primi traduttori di William Shakespeare in italiano.

Tra gli altri suoi scritti vanno ricordati una traduzione di Dafni e Cloe di Longo Sofista...


modDa autore ad autore
Silvio Pellico, non solo scrittore ma anche poeta, ricorda in una lunga cantica in ottave il rapporto fraterno con Ugo Foscolo, per il quale scrive una commemorazione vibrante. In essa filtrando le idee foscoliane alla luce della sua profonda fede cattolica, Pellico auspica la salvezza dell'anima del grande poeta.


Ugo conobbi, e qual fratel l'amai,
     Chè l'alma avea per me piena d'amore:
     Dolcissimi al suo fianco anni passai,
     E ad alti sensi ei m'elevava il core.
     Scender nol vidi ad artifizi mai,
     E viltà gli mettea cruccio ed orrore:
     Vate era sommo, ed avea cinto l'armi,
     E alteri come il brando eran suoi carmi.

(...)

Memor di tanto, io spero, e spero assai,
     Che, sebben conscio non ne andasse il mondo,
     Sul letto almen della tua morte avrai
     Sentito del Signor desìo profondo:
     Spero che l'Angiol degli eterni guai,
     Già di predar tua grande alma giocondo,
     L’avrà fremendo vista all’ultim’ora,
     Spiccato un volo al ciel, fuggirgli ancora.

E mia speranza addoppiasi pensando
     Che alla tua madre fusti figlio amante:
     Quella vedova pia vivea pregando
     Che tu riedessi alle dottrine sante:
     Di buoni genitor sacro è il dimando,
     E sul cuor dell'Eterno è trionfante,
     Nè da parenti assunti in Paradiso
     Figlio che amolli, no, non fia diviso...


Leggila tutta...


modSapevi che...
... Leon Battista Alberti nel giocare alla palla, nel lanciar dardi, nel danzare, nel correre, nella lotta e nel salire sopra erti monti, non avea chi lo pareggiasse. Saltava a piè giunti al disopra di un uomo ritto in piedi E non è tutto!
modImmagine in evidenza
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto...

Ludovico Ariosto, Orlando furioso, Canto 1, 1-2.

Il Giardino degli Ariosto, olio di Anselm Feuerbach (1863). In quest'opera Ludovico Ariosto è rappresentato mentre legge i suoi poemi cavallereschi tra il corteggio di amici presso al sua villa a Ferrara
Ha visto Roma, ha visto Firenze, è stato in Lombardia, ma il suo mondo non si è ingrandito; il suo centro è rimasto Ferrara; e le sue cure domestiche, i suoi umori con la corte, i suoi piccoli fastidi, i suoi amori, le sue relazioni letterarie, i suoi interessi privati sono tutta la sua preoccupazione allora appunto che l'Italia era corsa da' barbari e si dibatteva nella sua agonia. Il borghese colto, spensierato, pigro, tranquillo, ritirato nella famiglia o tra le allegre brigate, è tutto qui con la sua quiete e il suo «fuge rumores».

Francesco De Sanctis, Storia della letteratura italiana, cap. XIII.

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