Portale:Testi

Da Wikisource.
Portale testi,
il punto di partenza per assaggiare i testi di Wikisource.

Cerca tra i 197 785 testi   

Categoria: TestiPortale portali   Portale testi 

Benvenuti nel Portale dei testi di Wikisource: da qui si può partire per muoversi tra i testi e leggere periodicamente approfondimenti su alcuni di essi: buona navigazione!

modTesto in evidenza
Le mie prigioni è un testo puramente autobiografico scritto da Silvio Pellico che si svolge in un arco di tempo che va dal 13 ottobre 1820, data in cui venne arrestato l'autore, al 17 settembre 1830, giorno del suo ritorno a casa.

In essa Pellico descrive la sua esperienza di detenzione nel carcere dello Spielberg in seguito alla sua adesione ai moti carbonari.

Pellico iniziò la stesura dell'opera nel 1831, incoraggiato dal suo confessore, e la concluse nel 1832.



modImmagine in evidenza

 
Ecco apparir lo smisurato mostro
     mezzo ascoso ne l'onda e mezzo sorto.
     Come sospinto suol da borea o d'ostro
     venir lungo navilio a pigliar porto,
     così ne viene al cibo che l'è mostro
     la bestia orrenda; e l'intervallo è corto.
     La donna è mezza morta di paura;
     né per conforto altrui si rassicura.


Ruggiero soccorre Angelica di Jean Auguste Dominique Ingres, (1819)


    
Tenea Ruggier la lancia non in resta,
     ma sopra mano, e percoteva l'orca.
     Altro non so che s'assimigli a questa,
     ch'una gran massa che s'aggiri e torca;
     né forma ha d'animal, se non la testa,
     c'ha gli occhi e i denti fuor, come di porca.
     Ruggier in fronte la ferìa tra gli occhi;
     ma par che un ferro o un duro sasso tocchi.


Orlando Furioso, Canto X, Ottava 99-100

mod Chi ben comincia...

Ci sono libri che iniziano così:


INTERPRETARE vuol dire «scoprire e manifestare il significato segreto di una persona o di una cosa». Orbene, se io penso ad Andrea Doria, sento sempre più che un significato segreto della sua vita esiste. E a questo significato io dò un nome che voi conoscete, ma che forse in questo momento non pensate.

Io vedo la figura solida del patrizio genovese piantarsi a cavallo di due secoli, dei due secoli più tristi e insieme più grandi della storia d'Italia, e dal suo trono ideale la vedo dirigere questa nostra povera Italia in eterna lotta, con se stessa e con gli stranieri. Lo vedo, a un certo momento, assumere un ruolo preciso nella tragedia italica, ed opporsi al destino, e affrettare il destino, e affiancarsi al destino. Lo vedo dare la libertà alla sua Patria, e avviarla verso il suo domani; e soccorrere questa città, e liberare quest'altra e accorrere ovunque. Lo vedo sempre pronto a intervenire, a rincuorare, a rimproverare, a giudicare.

E' il Signore senza corona di Genova, ma anche il Signore senza corona di una Patria più grande.

Ora voi cominciate a comprendere il nome che io dò al suo significato segreto, al significato di quest'uomo prodigioso, che riempie di sé la metà di un secolo luminoso e terribile.



come prosegue?


modTesti a fronte

Le dieci filastrocche di Struwwelpeter (in italiano Pierino Porcospino) scritte nella metà del XIX secolo da Heinrich Hoffmann e accompagnate da vivaci disegni, illustrano quali atteggiamenti il bambino educato dovesse evitare. I finali, che oggi ci appaiono crudi per l'esposizione ai bambini, ben si adattano alla fervida immaginazione preadolescenziale e alla dura educazione della Germania ottocentesca.

„Konrad!“ sprach die Frau Mama,
„Ich geh’ aus und du bleibst da.
Sei hübsch ordentlich und fromm.
Bis nach Haus ich wieder komm’.
Und vor allem, Konrad, hör’!
Lutsche nicht am Daumen mehr;
Denn der Schneider mit der Scher’
Kommt sonst ganz geschwind daher,
Und die Daumen schneidet er
Ab, als ob Papier es wär’.

Fort geht nun die Mutter und
Wupp! den Daumen in den Mund.

Bauz! da geht die Türe auf,
Und herein in schnellem Lauf
Springt der Schneider in die Stub’
Zu dem Daumen-Lutscher-Bub.
Weh! Jetzt geht es klipp und klapp
Mit der Scher’ die Daumen ab,
Mit der großen scharfen Scher’!
Hei! da schreit der Konrad sehr.

Als die Mutter kommt nach Haus,
Sieht der Konrad traurig aus.
Ohne Daumen steht er dort,
Die sind alle beide fort.

 
Dice la mamma: «Mio buon Corrado,
Per pochi istanti io me ne vado,
Vo’ che tu sia studioso e buono,
Non far disordine, non far frastuono.
E guai se il pollice succhiar vorrai!
In modo orribile ten pentirai.
Tu non l’aspetti, ma, di soppiatto,
Entrerà il sarto tutto ad un tratto,
Taglierà il pollice col forbicione,
Come se panno fosse o cartone».

La mamma appena la soglia ha tocca,
Ed ecco il pollice è nella bocca!

S’apre la porta ed il sartore
Entra a gran salti pien di furore.
Col forbicione, zig zag, recide
Al bimbo i pollici; il bimbo stride,
Invan, ché il sarto se n’è già andato
Col forbicione insanguinato!

La mamma attonita e sbigottita
Vede Corrado senza due dita,
E quei due pollici, così tagliati,
Mai più a Corrado son rispuntati.

Aiutaci!
Hai riscontrato problemi o difficoltà nell'utilizzo del portale? Segnalale pure: clicca qui!

Vuoi aiutarci a migliorare il Portale Testi? Vuoi suggerire un testo da porre in evidenza? Fai un salto nel retrobottega!