Page:The Works of Lord Byron (ed. Coleridge, Prothero) - Volume 4.djvu/356

From Wikisource
Jump to navigation Jump to search
This page has been proofread, but needs to be validated.
318
FRANCESCA DA RIMINI.
[CANTO V.

Amor, che a nullo amato amar perdona,
Mi prese del costui piacer sì forte,
Che, come vedi, ancor non mi abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:10
Caino attende chi vita ci spense.'
Queste parole da lor ci fur porte.
Da che io intesi quelle anime offense
Chinai 'l viso, e tanto il tenni basso,
Finchè il Poeta mi disse: 'Che pense?'
Quando risposi, cominciai: 'O lasso!
Quanti dolci pensier, quanto disio
Menò costoro al doloroso passo!'
Poi mi rivolsi a loro, e parla' io,
E cominiciai: 'Francesca, i tuoi martiri20
A lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo de' dolci sospiri
A che e come concedette Amore,
Che conoscesti i dubbiosi desiri?'
Ed ella a me: 'Nessun maggior dolore
Che ricordarsi del tempo felice
Nella miseria; e ciò sa il tuo dottore.
Ma se a conoscer la prima radice
Del nostro amor tu hai cotanto affetto

Farò come colui che piange e dice.30