The Works of Lord Byron (ed. Coleridge, Prothero)/Poetry/Volume 4/Sonetto di Vittorelli
SONETTO DI VITTORELLI.[1]
PER MONACA.
Sonetto composto in nome di un genitore, a cui era morta poco innanzi una figlia appena maritata: e diretto al genitore della sacra sposa.
Di due vaghe donzelle, oneste, accorte
Lieti e miseri padri il ciel ne feo,
Il ciel, che degne di più nobil sorte
L' una e l' altra veggendo, ambe chiedeo.
La mia fu tolta da veloce morte
A le fumanti tede d' Imeneo:
La tua, Francesco, in suggellate porte
Eterna prigioniera or si rendeo.
Ma tu almeno potrai dalla gelosa
Irremeabil soglia, ove s' asconde,
La sua tenera udir voce pietosa.
Io verso un fiume d' amarissim' onde,
Corro a quel marmo, in cui la figlia or posa:
Batto, e ribatto, ma nessun risponde.
[Opere Edite e Postume di J. Vittorelli, Bassano, 1841, p. 294.]
- ↑ [Jacopo Vittorelli (1749-1835) was born at Bassano, in Venetian territory. Under the Napoleonic "kingdom of Italy" he held office as subordinate in the Ministry of Education at Milan, and was elected a member of the college of "Dotti." At a later period of his life he returned to Bassano, and received an appointment as censor of the press. His poetry, which is sweet and musical, but lacking in force and substance, recalls and embodies the style and spirit of the dying literature of the eighteenth century. "He lived and died," says Luigi Carrer, "the poet of Irene and Dori," unmoved by the hopes and fears, the storms and passions, of national change and development.—See Manuale della Letteratura Italiana, by A. d'Ancona and O. Bacci, 1894, iv. 585.]